La cosa che mi ha sempre attirato delle canzoni sono le storie.
Fin da bambino, a trafficare con le musicassette dei miei genitori trovate in casa, quel che mi rapiva erano i racconti. La tartaruga di Bruno Lauzi, Autogrill e Bologna di Francesco Guccini, La ballata dell’amore cieco di Fabrizio De Andrè, Il bandito e il campione di Francesco De Gregori.
Poi, crescendo, pur non capendo nulla di quella lingua, il blues del Delta di Robert Johnson, Skip James, Charlie Patton, Son House e tutti gli altri, mi ha invaso l’anima e ha aperto la porta alla canzone popolare dei vari dialetti e regioni d’Italia: il blues dei nostri Delta.
È stata così la voce di Giovanna Daffini, su tutte, che mi ha spinto a prendere la chitarra e a scrivere le mie canzoni.
In ultimo Franco Battiato e tutti i suoi amici e collaboratori, da Juri Camisasca a Giuni Russo e Claudio Rocchi, mi hanno svelato altre cose da raccontare, storie del mondo dello spirito, della realtà delle più intime delle nostre percezioni. E ho scoperto che la canzone è mantra e il concerto è rito.
Senza dimenticare Nico, i Velvet Underground, Ivan Graziani, Bob Dylan, Piero Ciampi, Ivan Della Mea, Demetrio Stratos e gli Area, Paolo Conte, Leonard Cohen, Enzo Jannacci, Violeta Parra, Claudio Lolli, i CCCP, i C.S.I., Brian Eno e i Creedence Clearwater Revival, il più grande gruppo della storia.
Se canto la mia voce, è anche grazie a tutte le loro voci.